Odio il mio sguardo
perché è mio e non di alcuno
odio quel fiore che non è di tutti
ma sporca l’erba
da appassir per diventar letame
in questa terra
Odio il voler vedere
perché è mio e non di alcuno
perché è un voler veder se stessi
come camminar o rotear pupille
strapparle dalla loro sede tenerle in mano
per osservar ciò che dentro è vero
Odio tutto ciò ch’è primogenito
ed indeterminato.
nell’indeterminato costruisco il mio cammino
calce nera, aria che manca.
Luce del mio amor,
lettura del mio bene
e tu cammini insonne
abbandonata a chissà quale mare
Non sperar di salvar me stesso
che dono odio
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