carO corVO,
cosa oggi mi canti?
Da tempo non sento il tuo sguardo sulle mie penne,
come mai sei così pensoso?
Mio piccolo pettirosso, uccello di rovo,
sai una cosa?
Preferisco i “pochi Grazie” che si dicono in silenzio e che vivono nel profondo,
ai tanti grazie che si dicono con le parole e che galleggiano sulla superficie, sorretti solo da un banale manierismo formale e falso.
M tu, ma tu hai mai provato a dire “grazie” in silenzio,
sentendolo nel tuo profondo?
Mio carissimo corvo,
io sono un piccolo uccelletto che vive dentro arbusti spinosi,
i miei amici sono piccoli vermi e insetti strani,
e inoltre, devo guardarmi continuamente da serpi insidiose.
Li alla luce, fuori da qui,
tanti dotti e sapienti, giudici pieni di loro stessi,
neppur si avvicinano ad un esile e banale “grazie”,
ma son sempre pronti ed attenti ad oscurar i più bei colori,
allor di questi, cosa vuoi che io canti?
Ti capisco mio dolce pettirosso,
neppur io riesco a penetrar nella profondità della selva ove tu vivi, ma,
un poeta sommo e veramente dotto, c’insegnò dir:
– Non ragioniar di lor, ma guarda e passa –
non tutti eguali, in quel tempo, fummo creati …
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