Caproni. Per quelli del Liceo di Castelnuovo della mia generazione è un nome noto: era il professore di Biologia, quello che ti prendeva in seconda e ti portava in quinta. È stato in assoluto uno dei migliori insegnanti che abbia mai incontrato, ma me lo sogno ancora e la scena è sempre quella: mi interroga a chimica e io non so un piffero, sudo e balbetto davanti a un geroglifico alla lavagna, con lo scheletro che mi guarda ghignando.
Il Caproni poeta lo conosco grazie a mio padre, che lo apprezza da sempre. Me lo sono letto da sola e per tanto tempo una sua poesia è stata per me una sorta di mantra. Forse perché utilizza termini legati alla musica.
Cadenza
Tonica, terza, quinta,
settima diminuita.
Resta dunque irrisolto
l’accordo della mia vita?
21 giugno 2017, giorno dello scritto di Italiano all’esame di maturità.
Il saggio di letteratura è dedicato ad una poesia di Giorgio Caproni e, appena escono i titoli, in rete si scatena una ridda di commenti, che vanno dalle battute (tristi) sul cognome dell’autore alle critiche riguardo al fatto che pochi tra i ragazzi conoscano il poeta (in quinta superiore si arriva a malapena a studiare la letteratura del primo Novecento, storia vecchia).
Leggo la traccia, spulcio tra le notizie e le opinioni e cerco di farmi la mia sulla questione.
Caproni…e un brivido mi passa sulla schiena, nonostante il caldo feroce, e poi un sorriso nostalgico e la sua immagine: il Professor Caproni, insegnante di Biologia al Liceo Scientifico di Castelnuovo per più di trent’anni. E i ricordi, tantissimi, uno dietro l’altro, come i volti, e il tempo ormai andato…
Penso soprattutto che per me, per noi di Castelnuovo e dei paraggi, per tutti quelli che hanno fatto il Liceo, quel nome, che in quel giorno era rimbalzato da un tweet ad un articolo, da una notizia del tg ad un commento su Facebook, riportava alla memoria soprattutto lui. Così ho scritto il mio post.
Dopo pochi minuti sono arrivati i commenti: Maurizio, mia sorella, Cristina, Monica, Donatella e tanti altri, ciascuno a suo modo ha ricordato “l’Araldo” e quel periodo così intenso della nostra vita. Ad un certo punto qualcuno ha detto che avremmo dovuto fargli sapere di tutto quell’affetto, quella stima e quella riconoscenza che tanti ex studenti nutrivano per lui e Maurizio l’ha chiamato, trovandolo sinceramente commosso per quello che era successo. Non solo: Maurizio ha lanciato l’idea di organizzare qualcosa, una cena, una festa, un momento di aggregazione attraverso il quale potessimo testimoniargli dal vivo i nostri sentimenti ed è stato un tripudio di entusiasmo e di adesioni, con il passaparola che si è diffuso anche grazie ai mezzi che oggi abbiamo a disposizione.
Il 25 agosto al “Bugno” di Fornaci di Barga eravamo 99!
E’ stato bellissimo.